Mentre la Politica dorme o si prende pause, o
ancora peggio, fa finta di non interessarsi, tanto, l'opera è strategica
"s’ha dà fare". Mentre Russo, country manager di TAP, va in giro per
salotti del parlamento a dire quanto è buono il suo tubo; non sappiamo che
argomenti abbia usato per averli tutti
buoni ed arruolati per la sua causa. Mentre la politica pugliese si spende con
le più disparate posizioni – 4 all’interno del PD pugliese; Blasi: no San Foca
riconvertire Cerano, Capone: si deve fare, Massa: Otranto, Rampino: no ovunque.
Il tutto e di più, per creare quel caos che porta discussioni ma non un finale
lieto, perché per loro è chiaro TAP è strategico, e se non lo è economicamente per
il loro partito è ugualmente utile per usarlo come arma nella battaglia interna
alle loro segreterie. Che dire, ci usano per i loro piccoli giochi mentre qui
il problema è grosso.
Per noi, e lo ripetiamo da sempre, non è solo
una questione localistica, per noi è un problema di intelligenza, di cose utili
o no, di spreco di soldi pubblici (tap ha finanziamenti Europei e
multinazionali li gestiranno), e tutto questo si può racchiudere in una sola
parola dignità.
Dignità delle popolazioni di decidere il
proprio sistema di sviluppo.
Dignità delle persone nelle scelte di
strutture definite strategiche e che di strategico non hanno nulla.
Dignità delle persone nel venire incluse in
quel processo che le vede, in questo momento, subire le grandi opere, per lo
più inutili, senza la possibilità di intervenire. Cosa hanno portato queste
grandi opere fino ad adesso?, solo corruzione e infiltrazioni mafiose, forte
contrasto tra popolazioni locali e stato con l’utilizzo da parte di
quest’ultimo dell’uso della violenza e la criminalizzazione dei movimenti,
inventandosi l’accusa di terrorismo per chi decide di difendere le proprie idee
e la propria terra.
Volevamo
scrivere qualcosa su Blasi e la sua continua voglia di aiutare Enel, in difetto
dal ’96 per non aver riconvertito Cerano abbandonando così il carbone, ma ci ha
pensato Tomaselli, esponente brindisino del suo stesso partito, nel rispondere
a un attacco del gruppo No Al Carbone di Brindisi, a chiarire il punto in
questo articolo: “Certo, ci sono
poi proposte che periodicamente ritornano e che, francamente, ritengo non
praticabili. La riconversione, in parte o per intero, della centrale Enel di
Cerano da carbone a metano, ad esempio. Tema che periodicamente ricorre, sin
dai tempi del progetto di rigassificatore, e che risulta del tutto
insostenibile dal punto di vista impiantistico e tecnologico. Altra cosa,
legittima per quanto opinabile, è chiederne la chiusura e/o la sostituzione con
una nuova centrale alimentata a gas. E qui vi è poi l'obiezione più attuale.
L'Italia negli ultimi cinque anni ha visto diminuire la propria produzione
energetica alimentata da gas del 26%, con oltre 30.000 megawatt di produzione
attualmente fermi, per il combinato disposto del calo dei consumi e
dell'aumento delle rinnovabili. Quindi, non c'è alcuno spazio per realizzare
nuovi impianti a ciclo combinato, anzi! Senza scordare che una centrale
alimentata a gas occupa mediamente un terzo dei lavoratori di una centrale a
carbone. Altro che chiudere Edipower e farli assumere da Enel (una azienda che,
peraltro, ha recentemente annunciato un turn-over a livello nazionale, figlio
dell'attuale congiuntura di consumi energetici, con cui vi sarà un saldo netto
negativo di circa 2000 lavoratori e, credo, siamo tutti interessati a capire se
e quanto tutto ciò riguarderà anche Brindisi).”
Volevamo
rispondere, ogni volta, punto su punto, a politici e opinionisti che si
cimentano in opinioni senza conoscere cosa sia un’opera strategica, senza
sapere che non esiste una programmazione energetica, che non sanno quanto gas
viene già veicolato in Europa e non sanno che, in questo preciso momento, Tap
non possa essere concorrenziale a nessuno perché sarà l’ennesimo mostro che non
porterà nulla, perché soprattutto la richiesta di gas è in calo continuo a
causa di rinnovabili e riscaldamento clobale. Ci vengono seri dubbi quando
sentiamo interventi a difesa di
quest’opera solo perché gli hanno detto che
è strategica (per il proprio partito?). come gli interventi su Otranto, fare di
ig Poseidon e Tap un unico mostro, ma anche questa strada non è percorribile
perché i due progetti non sono compatibili tra loro. Per avere questa
operazione magica dovrebbero ripresentare per intero il progetto, con nuovi
studi su impatti e tutto ciò che un gasdotto di tale portata comporta.
La nostra battaglia ha già tre anni e sta per
chiudersi il quarto. Una battaglia fatta sulle poche informazioni che,
all’inizio, ci venivano concesse. Battaglia che da, un problema del nostro
ambiente, si è trasformata in una battaglia più globale che non guarda più agli
interessi locali ma si spinge oltre le frontiere del territorio e della
nazione, perché un’opera come TAP non interessa solo la Puglia ma tutto il sud
est europeo e oltre.
Come ci siamo approcciati alla lotta: abbiamo
iniziato con chiedere le documentazioni, abbiamo chiesto ai partiti di
esprimersi, di dirci la loro per sondare il terreno, vedere come la politica si
interessava, abbiamo trovato chi era a favore senza sapere neanche di cosa si
trattasse e abbiamo trovato silenzi, a nostro modo di vedere, complici del
sistema messo in atto.
Pochi partiti e poche istituzioni si sono
trovate disponibili a un dialogo e così abbiamo iniziato a far inceppare il
meccanismo pezzo per pezzo. Abbiamo sollecitato la politica richiamandola alle proprie
responsabilità, siamo riusciti a portare in parlamento le nostre osservazioni,
abbiamo pressato la regione finché, anche se in ritardo, ha organizzato un processo
partecipato che ha portato tutta la popolazione salentina, a dire no all’opera.
Abbiamo per l’ennesima volta, a malincuore, visto che riteniamo l’opera inutile
ovunque venga fatta, studiato il
progetto dal punto di approdo alla centrale di depressurizzazione che TAP
continua a chiamare misuratore fiscale. Ma non ci siamo fermati qui. Tap, come
dicevamo è un progetto molto più grande. Quindi abbiamo studiato da dove arriva
il gas, da dove vengono i soldi, come è l’asset finanziario e societario di TAP
per trovare troppe cose che non quadrano, particolari che hanno fatto salire la
rabbia nella popolazione. In questi giorni abbiamo ripresentato al ministero le
nostre osservazioni su un progetto che riteniamo squallido in tutti i suoi
punti, inadatto a questo territorio, inutile ovunque.
La nostra lotta continuerà con i mezzi non
violenti a nostra disposizione, ed il fatto che ovunque ci moviamo siamo sempre
controllati dai sig. della Digos ci fa pensare che stiamo lavorando davvero
bene.
Qui le osservazioni del comitato insieme a
quelle della commissione che il comune di Meledugno ha stilato per il
controrapporto al progetto TAP.
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