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martedì 14 gennaio 2014

NO al TAP passa anche dall' Accordo Internazionale




Chiediamo a Gianluca Maggiore, Comitato NO TAP, di spiegarci perché non è percorribile la strada che porta TAP a Otranto e cosa pensa del Poseidon II. Come comitato più volte abbiamo chiesto che venga impugnato l’accordo internazionale, di cosa si tratta e come la regione Puglia potrebbe intervenire per fermare quest’opera inutile?



Per rispondere sulla possibile fusione di TAP con Poseidon con approdo a Otranto bisogna avere due angolazioni e una di queste è l'ottica deformata di TAP. Noi abbiamo un accordo internazionale che cita Albania-Italia-Grecia che per TAP è una sicurezza, perché TAP dovrebbe “acquistare” l'approdo idruntino escludendo l'Albania e rimettendo  in discussione il vincolo che,  per ora, ha  per far leva sullo stato italiano?



Ora torniamo alla nostra ottica, quella del bene comune. Una delle criticità del progetto TAP rilevate dal comitato è la distanza del PRT(centrale di depressurizzazione) dal punto di attacco della rete nazionale a Mesagne è chiaro che un approdo a  Otranto peggiorerebbe la situazione.


Ma soprattutto sei il TAP è inutile, anacronistico e praticamente nato vecchio visto il calo dei consumi , l'avvento delle rinnovabili, la sovraccapacità della rete italiana ed europea perché il cambio del punto d'approdo dovrebbe essere una soluzione?
L'accordo internazionale va impugnato per vari motivi: Primo lede le prerogative della regione in materia di posizionamento dell'approdo e quindi rende aria fritta tutta la discussione che leggiamo sui giornali e soprattutto la farsa dei parlamentari pugliesi che hanno presentato alla camera un emendamento che impegna il governo a cambiare il punto d'approdo.
Secondo riteniamo che sia fortemente lesivo della dignità delle popolazioni interessate e non mi riferisco solo a quelle salentine ma anche a quelle albanesi e greche. È chiaro che noi non mettiamo in discussione il punto d'approdo, ma l'intera idea di accentrare, concentrare poteri e guadagni, per fare dell'Italia l'hub del gas per l 'Europa, ma non per un Europa dell'energia bene comune ma per un Europa dei soliti noti. Io vorrei fare una valutazione e una domanda che va oltre i tecnicismi giuridici e progettuali. Abbiamo appreso che il gas arriverà dai nuovi pozzi del mar Caspio e dal Turkestan quindi gente che vive di agricoltura e di pesca sarà interessata da stravolgimenti ambientali non indifferenti. 


Quando fra 10 anni queste persone verranno a bussare alle porte d'Europa attraverso l'Italia perché NOI abbiamo depredato le loro risorse faremo finta di non sentire? Un po' del loro gas lo useremo per riscaldare i centri di prima accoglienza o speroneremo le loro bagnarole fuori dalle acque nazionali? Visto che TAP gioca a fare i conti nei prossimi cinquant’anni anche questi eventi vanno inseriti nel computo.



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