Un altro
giorno No TAP sta per iniziare, oggi va in scena il bluff, per ragioni diverse
stato e regione decidono di ascoltare la popolazione, peccato che questo
avvenga con immenso e colpevole ritardo.
Sono le 9:30
di una fresca mattina di dicembre a Lecce, si svolgerà a breve l’ascolto e la
discussione sul progetto TAP; al tavolo siedono la regione Puglia, Stato, consorzio
TAP, tecnici che hanno stilato il contro-rapporto e un portavoce del nostro
Comitato no Tap.
La regione
Puglia, dopo aver dimenticato di esprimere un parere politico e dopo che il
Governatore ha taciuto su ciò che avrebbe potuto fare, nascondendosi dietro la
scusa che la regione può dare solo parere tecnico - VIA (valutazione impatto
ambientale) - mentre sappiamo bene che si poteva, già in fase di presentazione dell’idea di
gasdotto da parte dello stato, opporsi o presentare osservazioni (Art 1, com.8,
Lett. b2 legge 239/2004) su quest’opera del
tutto inutile, decide di tappare delle falle, di colmare delle lacune cercando
con un processo partecipato di riprendere credibilità, quella credibilità persa
quando dalla porta principale del palazzo di governo faceva entrare e fingeva
di ascoltare le ragioni del no e dalla porta secondaria, in tutto segreto,
riceveva gli uomini di TAP che sembravano trovarsi a casa in quel palazzo. Al tavolo
siede il sottosegretario De Vincenti in rappresentanza di uno stato che si
comporta da azienda, uno stato che calpesta la democrazia, imponendo, come già
avviene in Val Susa e in altre zone d’Italia, le loro presunte strategie energetiche
e affaristiche, presentando dei piani e delle previsioni sulla politica energetica,
senza un preciso esame scientifico ma su supposizioni di consumo dettate dalle
aziende che forniscono energia e che hanno tutto l’interesse ad avere maggiori
introiti pubblici, stesse aziende che poi smentiscono, colti sul fatto, le loro
stesse previsioni.
Arriviamo presso
le Officine Cantelmo a Lecce, siamo tra i primi, ma prima di noi si sono già
schierati poliziotti, carabinieri e digos, gli uomini di TAP sono già dentro,
hanno preso posizione, sono entrati all’alba, prima che si alzi il sole, come
fanno i vampiri, sono vestiti in nero impeccabili eleganti ruffiani, ci sono
tutti dall’uomo di bronzo che mente senza ritegno e che si prende gioco di
tutti alla “fame fatale” che abbiamo visto in questi due anni a cercar consenso
nei mercati e con loro i vari ingegneri che sembrano usciti dalla tv di quarta
classe, quella delle due di pomeriggio. Ma di TAP non parleremo oggi, oggi non
parlerò dell’idraulico, in fondo loro sono solo gli operai di questa macchina
infernale messa su da Europa, Italia e Banche, loro sono solo la facciata di
qualcosa di più pauroso , sono la facciata di multinazionali dell’energia che
non hanno nessuno scrupolo pur di fare profitto, multinazionali che usano la
debolezza economica di paesi per dominarli economicamente e che non si fanno
scrupoli a calpestare i diritti delle popolazioni.
Entriamo nelle
Cantelmo portando il nostro striscione “una sola strategia, no tap ne qui ne
altrove” ma dobbiamo essere noi a convincere digos e polizia che abbiamo il diritto
di manifestare in tutte le forme lecite il nostro dissenso, dopo un po’ di chiacchere
di troppo, visto che si era tutti tranquilli, ci fanno entrare lo striscione.
Dentro vedo
gli uomini di tap, da bravi scolari già seduti in prima fila tutti belli
identici eleganti neri, ma non ci scomponiamo li conosciamo bene e sappiamo che
sono deboli, il loro progetto fa acqua da tutte le parti, ci preoccupano altre
cose.
Ci preoccupa
lo spazio della discussione, minuscolo, ci preoccupa la disposizione in
semicerchio delle sedie, come a simulare il parlamento, dove si potrebbero
vedere seduti i pro, i contro e i possibilisti , e che non permetterà a tutti
di sedere, ci preoccupa la continua ricerca della regione di legittimare in
tutti i modi questo processo partecipato, ma fa entrare le persone solo se si
certificano.
La gente
inizia ad arrivare, le sedie iniziano a riempirsi, fuori si crea un po’ di
ressa e ci si accorge da subito che sarà una bella giornata di democrazia, dove
la gente opporrà fortemente la sua opposizione a quest’opera, dove la gente
potrà vedere in faccia chi ha deciso le sue sorti. Oggi va in scena la
democrazia, non perché lo ha deciso la regione con questo momento di ascolto, ma
perché lo ha deciso la popolazione partecipando in massa, rendendosi artefice
del proprio futuro, gridando con rabbia il proprio NO.
Alla spicciolata
riescono ad entrare tutti, anche perché senza tutti non si inizia ed è giusto
così, non può sempre pagare la popolazione per scelte sbagliate, anche per il
luogo e la disposizione delle sedie, stiamo tutti in piedi non ci sono
problemi.
La sala si riempie in tutti i suoi posti, ci si divide per gruppi di
appartenenza ma sembra che sia un’unica sola voce, NO TAP, questo si sente
ovunque, mai vista tanta gente salentina unita e pronta a battagliare verbalmente
con Stato, Regione e consorzio TAP.
L’assessore Minervini prova a far partire il lavori della mattina che
prevedono l’ascolto del sottosegretario De Vincenti e l’ascolto delle
osservazioni dei tecnici del contro-rapporto e del comitato no tap sul tema
della strategicità dell’opera.
Per quanto l’assessore si sforzi nel chiedere collaborazione, la sala
non fa silenzio anzi inveisce, identifica nel sottosegretario il nemico a cui
indirizzare le proprie lamentele e la parola che più di altro risuona è
DEMOCRAZIA, sono in pochi quelli che stanno li seduti, a non dire nulla. a
guardarsi in torno a non partecipare, sono in pochi e seduti in prima fila a
fare rappresentanza a fare l’occhiolino al loro rappresentate di partito e di
governo, sono le stesse persone che non ci hanno ascoltato in questi anni, sono
le stesse persone che volevano farci litigare con gli amici del NO al Carbone
di Brindisi augurando un possibile approdo nella città dell’”enel” per
riconvertire Cerano, strada impraticabile per diverse ragioni, e questo loro lo
sanno, ma fingono di non sapere.
Per quietare le acque e per dare un senso a tutto prendiamo per primi
la parola, ribadiamo la nostra contrarietà, ne qui ne altrove, ribadiamo l’inutilità
di un progetto già vecchio prima ancora di essere presentato, vecchio per la
stima dei consumi, vecchio perché si parla ancora di energia fossile. Sono pochi
i punti che mettiamo sulla bilancia del confronto ma forti e con altrettanta
forza vogliamo far capire al nostro interlocutore che qui non c’è gente
sprovveduta, che ogni parola pronunciata noi la analizziamo, ogni parola la
studiamo e cerchiamo cosa c’è dietro, e dietro le affermazioni di Letta, Monti,
Berlusconi, Vendola, ci sono bugie e volute inesattezze e questo esce chiaro
dal nostro discorso.
Applausi all’indirizzo del nostro rappresentante e ci sentiamo
ripagati di tanti sacrifici, finalmente abbiamo la possibilità di cantarle in
faccia allo stato, e non alla gente, quella l’abbiamo già informata, noi il
processo partecipativo lo facciamo da tre anni , piazza per piazza, porta per
porta, associazione per associazione.
Prende la parola il dott. De Giorgi che di energia ne sa qualcosa, che
energia la insegna all’università del Salento, che energia la mangia tre volte
al giorno. Il dottore in 15 minuti riesce a stracciare i sorrisetti dal viso
dei poveretti in prima fila che sulla strategia contavano per il loro
specchietto alle allodole. Il progetto è inutile, non serve a diversificare,
non serve a garantire approvvigionamento, non serve ad abbassare la bolletta,
anzi, essendo il progetto finanziato con project bond europei, l’intera opera è
a rischio economico, e come successo in Spagna, potremmo essere costretti a
pagare di tasca nostra eventuali danni provocati da TAP.
Si parla anche dell’aspetto societario di TAP, dei suoi 10.000 euro di
capitale, del fatto che abbia sede a Baar (noto paradiso fiscale) e si alza la
temperatura in sala, la gente ha sempre più voglia di esprimere il proprio
dissenso.
Per ultimo parla
il sottosegretario, appena si alza inizia
la pioggia di fischi, ma lui resta impassibile, i fischi non lo turbano, prende
un foglio e legge il papello datogli da Letta, e, come non ci fossero stati gli
interventi di prima, inizia a tessere le lodi per il progetto TAP, per l’approvvigionamento,
Europa, strategia energetica, insomma, noi non esistiamo, capito caro assessore
Minervini? Noi non esistiamo.
Qui la gente comprende, la gente non è stupida, la popolazione conosce
tutti i retroscena del progetto.
Qui la gente inizia a inveire a gridare, gli interventi, che non erano
previsti, si sarebbe dovuto trattare di un momento di ascolto, si susseguono,
parlano sindaci, parlano politici, ma gli interventi più belli sono quelli
della gente comune di chi lotta giornalmente contro le precarietà di un
territorio massacrato tra Cerano, Ilva, inceneritori, cementificazione. Popolazione
di una regione che da un lato vanta il mare e la natura tra le più belle d’Italia
e dall’altra le fa da contraltare un elevata mortalità per tumori, dove le
emissioni tossiche nell’atmosfera già sforano i tetti massimi e non c’è più
spazio neanche per accendere un cerino immaginiamoci una centrale di
depressurizzazione.
Gli interventi si susseguono parlano anche gli amici del NAC, parlano
gli amici che si oppongono alla regionale 275 che dovrebbe collegare Lecce e Santa
Maria di Leuca, distruggendo la natura per la comodità dei turisti che vengono
per 2 mesi all’anno.
Tutti hanno da dire e giustamente, dopo tre anni di orecchie chiuse
adesso le bocche trovano sfogo.
Era questo che sognavamo i gironi precedenti, questo momento
partecipativo, era questo che sognavamo quando, insieme a tante associazioni programmavamo
la giornata del 27, sognavamo di avere una platea coscienziosa, una platea che
con i mezzi a sua disposizione urlasse forte il proprio malcontento che facesse
sentire la propria voce al governo ed alla regione.
Alla fine del primo momento il nostro pensiero è stato quello di abbandonare
il tavolo, per noi l’opera non è strategica, per noi l’opera non è utile ne qui
ne altrove, per noi ci sono troppi lati oscuri e con queste premesse a che
serve parlare di tecnologia e impatti?
Ci dispiace per chi avrebbe voluto un incontro più moderato, ci
dispiace per quanti avrebbero preferito fare passarella davanti al
sottosegretario, far vedere della gente ben educata, ma la gente di essere
educata ne ha piena le tasche, e il comportamento di De Vincenti non ha
aiutato, quel fare spocchioso da primo della classe per ripetere solo la
lezione imparata dalla maestriana Letta, o dal preside Europa.
Ore 13:30 il primo momento di ascolto finisce, ci siamo fatti sentire,
non credo il sottosegretario ci abbia ascoltato, ma abbiamo visto il terrore
negli occhi di esponenti politici che farebbero bene a non uscire di casa per
la vergogna, personaggi che ancora cercano di difendere l’indifendibile, solo
per amor di partito.
All’assessore Minervini diciamo questo; lodevole l’impegno, ma il
processo era tardivo, il processo lo dovete fare prima all’interno delle vostre
stanze e capire cosa non sta funzionando in voi, si è rischiato di fare un favore a TAP a una
multinazionale e non alla popolazione, ma la popolazione è più forte del vostro
modo di fare.
Avviare un processo partecipato dopo che le carte sono avviate ci
sembra di cattivo gusto. Un mea culpa si può sempre fare, noi non siamo santi,
ma abbiamo in mano il polso della situazione e sappiamo quanto si stia
rischiando. Questo processo partecipato
mettetelo in atto adesso per i nuovi gasdotti o reti o ogni mostruosità che i
cittadini sono chiamati a subire e che devono arrivare in puglia, fatelo prima
che sia troppo tardi, perché non si finisce con TAP o con Poseidon II, non si
finisce con il rigassificatore di Brindisi, basti vedere l’allegato 3 del Decreto
ministeriale 28 gennaio 2013 -Aggiornamento della rete nazionale dei gasdotti.
Il 27 dicembre è andata in scena la
democrazia, perché la gente ha partecipato ha fatto sentire la sua voce.
Il 27 dicembre è andato in scena il bluff, perché
la politica tutta delle istanze dei cittadini non sa che farsene, basti vedere
la faccia di De Vincenti, basti ascoltare le sue parole, dopo una giornata ad
ascoltare non ha detto nulla se non rileggere il papello di Letta.
Il comitato prende le distanze dai politici locali
che spingono verso una diversa localizzazione continuando a dare valore a quest’opera
inutile, prede le distanze da quanti cercano di divedere il fronte del no,
prende le distanze da chi non ha compreso bene che il fischiare l’urlare in quella
stanza era l’unico modo per farsi sentire, per far comprendere il disaggio, per
far capire che il periodo dell’ascolto è passato da tempo e che mentre noi ci fermiamo
a ragionare a Roma e in Europoa, firmano per devastare il nostro futuro.
NO TAP NE QUI NE ALTROVE.
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