di Emma Hughes di Platform UK. Traduzione a cura di Maria Stefanizzi
Alessandro
Mancini mentre parla sbatte la mano su di un tavolo quadrato in
legno. Sono seduta in una calda cucina a parlare di gasdotti con
Alessandro e sua moglie Maria. La coppia si è trasferita in Puglia 3
anni fa dalla Danimarca – paese natìo di Maria. La famiglia
Mancini, con i 2 figli adolescenti, ha cambiato completamente il suo
stile di vita per poter tornare in una terra che Alessandro conosceva
sin dalla sua infanzia; hanno lasciato in Danimarca un'attività ben
avviata per dedicarsi all’agricoltura biologica. La coppia ha un
terreno di 13 ettari che usa per coltivare cicoria, insalata,
melanzane, pomodori che poi rivende alla gente del posto ed ai
turisti durante la stagione estiva. Hanno anche 200 alberi d’ulivo
(pochi se si pensa che buona parte dei proprietari ne possiede almeno
1000)che usano per produrre olio d’oliva - gli scarti della
lavorazione delle olive sono usati per scaldare la casa.
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I Mancini fuori dalla loro casa |
A
Maria e Alessandro piacerebbe tanto avere una turbina eolica per
produrre l’energia di cui hanno bisogno, ma i costi sono proibitivi
– come d’altra parte lo sono per buona parte dei loro
concittadini. Questo è un posto dove la gente non ha o, non ha
bisogno di molti soldi per vivere.
Buona
parte della gente pensa a vivere dignitosamente, non ad accumulare
ricchezze. Le case non hanno riscaldamento visto che la gente usa
bruciare legna o scarti della lavorazione delle olive per riscaldarsi
in una zona dove l’inverno è breve e mite. Questo evita alla gente
di spendere grosse cifre per il riscaldamento, mentre l’elettricità
resta una delle spese più importanti. L’ambizione di Alessandro di
liberarsi dalle fonti fossili e dalle esorbitanti tariffe praticate
dalle compagnie energetiche sono cose di cui ho sentito molto parlare
nel giro di pochi giorni.
Ho
incontrato Maria e Alessandro 2 settimane fa quando sono arrivata da
Londra nel comune di Melendugno nell’Italia meridionale. Questo
insieme di città e frazioni ha, negli ultimi 3 anni, organizzato
silenziosamente una ferma ed impressionante resistenza ad una parte
di una immensa infrastruttura – il gasdotto
Euro-Caspian Mega Pipeline.
Il gasdotto, se costruito, percorrerà più di 4000km partendo dalle
coste dell’Azerbaijan sul mar Caspio, passando per Georgia,
Turchia, Grecia, Albania, attraversando il mare Adriatico, per
approdare nella località di San Foca nel comune di Melendugno. La
cosa non finisce qui perché il gas verrà pompato, attraverso un
altro gasdotto, dal sud al nord Italia.
Platform
UK nell’ultimo anno ha osservato il progetto “Euro Caspian Mega
Pipeline” ed ha incontrato gli attivisti di ”Azerbaijani
democracy” che ci hanno raccontato che il petrolio ed il gas della
nazione sono stati usati per rafforzare la posizione del repressivo
dittatore Ilham Aliyev. I cittadini di Melendugno su questo sono
avanti rispetto a noi – hanno iniziato ad organizzarsi contro
questo gasdotto tre anni fa.
Ma
la loro storia inizia ancora prima, con la costruzione di una centrale di smaltimento rifiuti (Ecolio) a Melendugno. L’impianto arrivò senza
preavviso e senza alcuna autorizzazione da parte della comunità
locale. Un imprenditore comprò un pezzo di terra ed improvvisamente
sbucò l’impianto. Quando la comunità si rese conto di quello che
stava accadendo era oramai troppo tardi. L’episodio sconcertò la
popolazione al punto da convincerla che qualsiasi nuovo progetto
sarebbe stato attentamente valutato prima della sua realizzazione.
Molta gente del posto ha amici che vivono nella vicina città di
Brindisi dove sorge una centrale a carbone che crea grossi danni alla
salute della popolazione.
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Tracciato on-shore di TAP |
Quindi
quando nel 2010 un abitante del posto scoprì che Trans-Adriatic
Pipeline (TAP) – un segmento cruciale del gasdotto Euro-Caspian
Mega Pipeline – sarebbe approdato proprio in zona, si formò
rapidamente un gruppo per analizzare cosa questo progetto avrebbe
comportato. Inizialmente il gasdotto doveva approdare a Brindisi, ma
nel 2010 si decise di cambiare destinazione preferendo la meno
sviluppata Melendugno. La comunità scoprì inoltre che TAP non era
l’unico progetto ad interessare la zona ma che nella vicina
Otranto, distante pochi chilometri, sarebbe arrivato il gasdotto
della Poseidon Oil. Mentre i dettagli su Poseidon sono molto scarni
(non si sa neanche da dove arriverà l'approvvigionamento) è invece
chiaro che la Puglia è stata destinata, dalle compagnie energetiche,
ad approdo per gasdotti. La gente del posto è riuscita a far
rigettare il progetto Poseidon per ben due volte, ma ha dovuto
spostare l’attenzione su TAP, dal momento che a migliaia di
chilometri di distanza, sia il regime di Aleyev che BP hanno deciso
che bisogna portare il gas in Europa. Diverse piccole associazioni
attive sul territorio (reAzione, Tramontana) si sono unite per
formare il Comitato No TAP – alcune erano associazioni
ambientaliste, altri erano gruppi politici ed altri erano gruppi di
cittadini. Il risultato? Un gruppo di persone ben organizzato che non
solo è fermamente contrario ad un progetto energetico di origine
fossile ma allo stesso tempo cerca delle soluzioni alternative.
Le
parole di Maria Mancini:
“E’ pazzesco, non c’è logica in tutto questo. Rovinerà il paesaggio e la gente. La gente che vive qui non vuole questo progetto. Ce lo rifileranno perché non siamo abbastanza ricchi e forti da farci ascoltare quando diciamo di no.”
Forse
non è ricca, ma la gente di Melendugno è dannatamente organizzata.
Hanno già prodotto un'obiezione
alla valutazione d’impatto ambientale (VIA), un documento di 80
pagine in cui si evidenziano i vari problemi derivanti dall’impatto
di queste compagnie sul territorio. BP, Aliyev e il consorzio
TAP non riusciranno a fare indisturbati i propri comodi in questo
meraviglioso scorcio d’Italia.
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